Dopo cena, quando tornò nella sua stanza, gli parve di sentire l’odore del libro anche attraverso le ante chiuse dell’armadio. Doveva sbarazzarsi di quell’affare prima che fosse troppo tardi. Ma la madre l’aveva ammonito di nuovo, a cena, di non osare maltrattare quel libro, perché era un importante ricordo di famiglia e al nonno era costato molto affidarglielo. Per quanto lo riguardava Costantino sarebbe stato felicissimo anche se il nonno se lo fosse tenuto, ma si astenne dal dirlo.
All’improvviso, mentre si sedeva di nuovo davanti al computer che aveva lasciato acceso, gli venne da chiedersi se il libro fosse scritto in serbo o in italiano. Non avrebbe saputo leggere nemmeno una riga, se fosse stato serbo. A pensarci bene, non l’avrebbe letto nemmeno se fosse stato italiano. Non c’era problema.
Tornò a controllare il profilo su Facebook. Yuri Gogovo gli aveva mandato un messaggio. Lo lesse un paio di volte, prima di chiedersi che significato avesse.
«Non fidarti. Ti ingannerà.»
All’improvviso Costantino sentì la testa che girava. Chi era Yuri? Che cosa voleva da lui? Chi l’avrebbe ingannato? Di chi non doveva fidarsi? Era impossibile che quel ragazzo lo conoscesse. Ma forse era un amico di Lucia, magari era il ragazzo con cui lei usciva di nascosto. Allora, forse lo stava mettendo in guardia sulla fedeltà della sua ragazza. Sì, doveva essere così. Ma non aveva senso. Il profilo diceva che Yuri viveva a Sofia. Sapeva che non poteva fidarsi di quello che era scritto lì, ma d’altra parte anche il nome e la foto sembravano accreditare l’ipotesi che venisse da un Paese dell’Est. Era improbabile che Lucia lo conoscesse.
Entrò anche nel suo profilo, per controllare se tra gli amici della sua ragazza ci fosse qualche Yuri Gogovo. Ma non c’era.
E nemmeno i suoi amici l’avevano nelle loro liste. Quel Yuri, nel suo profilo Facebook, aveva soltanto lui come amico.
Decise di rispondere al messaggio.
«Chi sei? Di che cosa stai parlando?»
Chiuse la finestra di Facebook dicendosi che poteva anche fare a meno di preoccuparsi. Ce n’era di gente strana, al mondo, non sarebbe stato il primo né ultimo che avrebbe incontrato. A che cosa si stesse riferendo, poi, forse non era così importante. Magari aveva solo sbagliato persona, o voleva fare uno scherzo cretino.
Comunque, non era un problema suo. Se questo Yuri voleva parlare con lui, andava bene, se aveva solo del tempo da perdere non sarebbe comunque stato un problema. L’avrebbe ignorato.
Sbuffò quando bussarono alla porta. Sapeva bene che si trattava di sua madre e non aveva nessuna voglia di parlarle. Comunque attese che entrasse e si voltò verso di lei con l’espressione più neutra che riuscì ad assumere.
«Ti controllo.» gli riferì lei. «Non devi buttare via il libro. Dove l’hai messo?»
«Nell’armadio.»
«Sarà interessante, credo»
«Ma, mamma!» protestò Costantino, indignato. «È sporco da far schifo. Non pensi davvero che mi metterò a leggerlo? Non posso davvero buttarlo via?»
«Non dirlo neanche.» si infervorò lei. Gli scoccò un’occhiata ammonitrice e aprì con rabbia l’armadio. «Dov’è?»
«Sotto, dove ci sono le scarpe.»
La donna annuì e prese a frugare sul fondo. Quando finalmente trovò la busta ne estrasse il libro e lo mostrò a Costantino.
«Lo devi leggere.» si raccomandò. «Il nonno ci tiene. E poi è tutto in italiano, non avrai problemi.»
«Quasi quasi avrei preferito che fosse in serbo.» replicò Costantino guardando male il volume. Così sporco, a insudiciare la sua stanza… E pure la madre pretendeva che lo leggesse! Che lo tenesse tra le mani! Non poteva nemmeno pensarci. «Rimettilo dov’era, ma’. Dentro alla busta. Mi fa schifo anche vederlo.»
«Non puoi sapere se fa schifo se non l’hai nemmeno aperto.»
«E non ci tengo!» si affrettò a precisare il ragazzo con un brivido. «Portatelo via, se ci tieni tanto, e leggitelo tu. Io appena ne ho l’occasione lo butto.»
«Non ti azzardare, perché te la faccio pagare.» Si avvicinò al comodino e vi poggiò il libro.
«Mamma, non di fianco al letto, che schifo!» esclamò Costantino, ma lei sembrò non sentirlo.
«Non voglio che lo rimetti via. Da stasera inizierai a leggerlo.»
«Non puoi costringermi.» Costantino guardò con orrore il libro. Era a meno di dieci centimetri dal suo cuscino. Non poteva sopportarlo. «Mamma, tiralo via di lì.»
«Voglio che tu lo legga. Rimarrà lì finché non l’avrai finito. Allora potrai metterlo dove ti pare, anche buttarlo, se ti va. Ma sono convinta che non lo farai. Il nonno dice sempre che tutti quelli che l’hanno letto non sono mai stati in grado di separarsene.»
«Eppure è qui.» borbottò Costantino. Scoccò un’occhiata malvagia al libro, rammaricandosi solo di non poterci appiccare il fuoco solo con lo sguardo. «Tanto difficile poi non dev’essere stato.»
«È un libro molto vecchio. Chi l’aveva ora è morto.» spiegò la donna.
«Allegria.» concluse Costantino, lugubre.